Qualche giorno fa la Rai per commemorare l’anniversario della morte di Papa Giovanni Paolo II, ha proposto nell’ambito dei pochissimi spazi ancora disponibili ad una tv di valore, un interessante documentario con Giovanni Minoli sulla vita del grande pontefice scomparso 5 anni fa.
Il documentario, oltre ad essere stato un’opportunità di informazione e approfondimento, stimolava una più ampia riflessione sull’impatto morale della figura di Karol Wojtyla sui nostri tempi.
Verso la fine del contributo multimediale il giornalista, parlando anche del suo successore, poneva una domanda molto interessante: Benedetto XVI è stato fino ad oggi un Papa che non ha taciuto sui mali del mondo ed ha criticato fortemente la finanza, l’edonismo sfrenato, la mancanza di giustizia sociale e anche… l’uso dei profilattici. Nonostante ciò, la maggior parte dell’opinione pubblica sembra però ricordare quasi esclusivamente la critica verso questi ultimi dimenticando quasi del tutto quelle rivolte agli altri concetti di gran lunga, a parer mio, più importanti per l’espletamento di una piena e completa dottrina sociale della chiesa.
Ci sarebbe da chiedersi a questo punto come mai questi concetti non abbiano sollevato le stesse reazioni scatenate per l’uso dei preservativi.
Le risposte, secondo Minoli, potevano essere di due tipi : o il Papa non era stato in grado di comunicare efficacemente quei concetti, oppure i mass media, ponendo l’accento sull’uso dei profilattici, avevano opportunamente sviato l’attenzione dalle altre problematiche.
E’ molto probabile e plausibile, la seconda versione, anche perché l’attuale pontefice si è interessato all’economia come pochi altri suoi predecessori scrivendo un’enciclica - Caritas in Veritate - (2) nella quale tratta ampiamente di problematiche economiche e sociali lanciando seri e illuminati spunti per coloro che vogliono e possono comprenderne il significato fino in fondo.
Nella sua enciclica il Papa invita alla ricerca della verità. Questa deve far uscire gli uomini dalle opinioni e dalle sensazioni soggettive e consentire agli stessi di portarsi al di là delle determinazioni culturali e storiche per incontrarsi nella valutazione del valore e della sostanza delle cose. Visti gli attuali e strutturali problemi economici che stanno flagellando i popoli, egli ritiene necessario “…liberarsi dalle ideologie, che semplificano in modo spesso artificioso la realtà, e indurre a esaminare con obiettività lo spessore umano dei problemi”
Ricordando a sua volta l’enciclica Populorum Progressio di Paolo VI, fa notare come le cause del sottosviluppo non sono primariamente di ordine materiale ma risiedano piuttosto nella volontà degli uomini che spesso per egoismo disattendono i principi base di solidarietà umana.
Rimarca il concetto della perdita di sovranità degli stati che in questa economia sempre più speculativa dovrebbero invece ritrovare una rinnovata valutazione del loro ruolo a beneficio dei loro popoli.
Non sottace neanche sull’omologazione delle culture che si presta purtroppo alla facile manipolazione delle persone compromettendone il loro integrale sviluppo.
L’enciclica è insomma un concentrato di cultura e analisi economica, dove il Papa argomenta su temi scottanti che dovrebbero essere sempre all’ordine del giorno. Dalla sua lettura si capisce infatti come il pontefice abbia compreso fino in fondo quali siano i mali che stanno attanagliando il mondo ma, proprio per questo forse, avrebbe potuto scavare ancora più nello specifico fornendo maggiori strumenti di comprensione ad una platea più vasta.
Avrebbe forse potuto prendere spunto da un altro pontefice “economista” Pio XI che, all’indomani del grande crollo della borsa americana, nel 1931 pubblicando la sua enciclica Quadragesimo Anno (3) scriveva: “in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell'economia in mano di pochi, (banche centrali private e d’affari… Nda) e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento.
Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l'organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare”.
Da queste ultime righe di Pio XI a quelle di Benedetto XVI, tutto sommato non è cambiato molto, o meglio è cambiata la gravità di una situazione che diventa sempre più squilibrata e pericolosa a causa della “moneta-debito” di cui pochissimi comprendono veramente l’alchimia ma della quale tutti vedono la terrificante conseguenza di un assurdo e crescente indebitamento che sottomette e domina i popoli peggio di qualsiasi guerra. Questo non significa rinnegare le basi concettuali su cui poggia il sistema economico ma, come dice Benedetto XVI, va ricercata la verità per essere veramente liberi di ripensarlo in una forma più umana.
A ragione economisti come J.K. Galbraith(4) o poeti come Pound (5) hanno sempre sostenuto che l’economia dovrebbe interessare tutti perché essa condiziona ogni scelta e possibilità di sviluppo di ogni singolo individuo e che solo conoscendola è possibile comprendere veramente la storia dell’uomo e imparare qualcosa di utile da essa.
Dopo magari si potrà discutere anche di profilattici.
6 aprile 2010
Alberto Cacciatore
Pubblicato su: www.galatina.it
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Bibliografia
1. Raiuno, Giovanni Paolo II - Sine Die - Omaggio al Santo Padre
2. Benedetto XVI, Lettera Enciclica - Caritas in Veritate - dato a Roma, presso San Pietro, il 29 giugno, solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, dell'anno 2009, quinto del Pontificato. Libreria Editrice Vaticana
3. Pio XI, Lettera Enciclica - Quadragesimo Anno - dato a Roma, presso San Pietro, il 15 maggio 1931, anno decimo del Pontificato. Libreria Editrice Vaticana
4. John Kennet Galbraith, Sapere tutto o quasi sull’Economia. Ed. Saggi Mondadori Milano maggio 1982.
5. Giano Accame, Ezra Pound economista, Settimo sigillo, Roma 1995