domenica 13 novembre 2011

LA VIA D'USCITA




Ci troviamo nel pieno di una tempesta finanziaria ed economica che inevitabilmente ci travolgerà. La necessità del decumulo del capitale ha già imposto al paese tutte quelle regole di “buona condotta” che dovranno essere rispettate affinché non sia additato come inaffidabile e indegno. Privatizzazioni, riduzione del welfare, svendita del patrimonio pubblico saranno i prossimi provvedimenti che la politica dovrà perentoriamente adottare per tenere la nave a galla secondo i dettami dell’attuale sistema finanziario e bancario. Ovviamente tutti i costi di queste “manovre ormai standardizzate”, (definirle politiche sembra un’azzardo) ricadranno pesantemente sulla maggior parte dei cittadini del paese senza che nessun governo, né di destra, né di sinistra o “tecnico”, al di là della solita retorica, potrà o vorrà evitare.

L’unica vera via di fuga da questa economia ormai imbrigliata in un formalismo che ha confuso i mezzi con i fini, è quella di un risveglio radicale delle coscienze. Se ciò avvenisse, forse potremmo finalmente scoprire che è possibile passare da un’economia della scarsità ad una più abbondante ed equa e in sintonia con le esigenze dell’uomo. Ma un cambiamento di questa portata, per essere in grado di aprire nuovi orizzonti e grandi opportunità, ha bisogno prima di tutto di dotarsi di onestà intellettuale e di un pensiero libero da pregiudizi e ideologie. Se si riuscisse in questo esercizio, sarebbe finalmente possibile mettere in discussione antichi dogmi e spauracchi di ogni genere per avviare così una pacata e democratica riflessione sulla creazione e gestione della moneta.

Rendendo i cittadini consapevoli di come funziona lo strumento monetario, si avrebbe prima di tutto il vantaggio che nessuna “autorità” potrebbe impadronirsi arbitrariamente e senza legittimità del mezzo. Parafrasando la famosa frase di quel Georges Clemenceau a proposito della guerra, potremmo finalmente dire che: “La moneta è una cosa troppo seria per lasciarla ai banchieri”.

Tuttavia un cambiamento radicale in questo senso, dovrebbe anche mettere in guardia sul fatto che la moneta, se non gestita con la dovuta attenzione, invece di agevolare adeguatamente gli scambi e le attività economiche, rendendole floride, rischia di trasformarsi in una spirale inflattiva assolutamente da scongiurare.

Tutto ciò implica che anche le spese dello Stato dovrebbero essere orientate prevalentemente a investimenti utili alla collettività (infrastrutture essenziali di base.) e solo per una residua parte di esse alla spesa corrente che sarebbe, a quel punto, finanziata esclusivamente dalle imposte.

Pur trattandosi di una soluzione radicale, rimane comunque da sciogliere il nodo cruciale di come farla passare attraverso le istituzioni repubblicane. Di certo con un governo dimissionario poco incline a far legiferare e con il fiato sul collo della finanza bancaria, le possibilità sembrano ridursi ad un lumicino. Ma quando si arriverà veramente a raschiare il fondo, le vie del Signore potrebbero essere infinite.

pubblicato su: http://www.galatina.it/