lunedì 22 novembre 2010

CHI PORTERA’ I FIORI A KIRCHNER?

Qualche settimana fa è morto improvvisamente per un infarto Néstor kirchner ex -presidente argentino e futuro candidato alle elezioni dell’anno prossimo.

Nonostante si tratti della morte di un ex Capo di Stato, immagino tuttavia che sulla sua tomba, non sarà mai posato un fiore di qualche uomo d’affari.

Il motivo è molto semplice. Kichner salito alla presidenza del suo paese nel 2003, si trovò a dover gestire una situazione a dir poco catastrofica.

L’Argentina fino al 2001, data del suo storico tracollo economico, era stato un paese dell’America Latina votato più di ogni altro, al modello neoliberista. La conseguenza più immediata di ciò, fu una serie di politiche economiche volte a far crollare rapidamente le barriere commerciali e finanziarie, a privatizzare buona parte delle imprese pubbliche e non ultima, in una chiave di globalizzazione e di efficienza economica, l’ancoraggio del pesos al dollaro.

Ovviamente tutte queste misure furono fatte con il benestare del Fondo Monetario Internazionale che vide di buon grado anche la “dollarizzazione” di quella economia.
Con l’inizio del nuovo millennio però queste “brillanti” politiche economiche mostrarono l’altra faccia della medaglia. Ovvero un paese in bancarotta con un debito vicino ai 100 miliardi di dollari, una disoccupazione del 21,5% e il 53% degli argentini al di sotto della soglia di povertà.

E’ In questo scenario non certo idilliaco che fa la sua comparsa Kirchner. Con la presa del potere il neo-presidente si trovò nella delicatissima posizione di chi doveva scegliere fra il dare priorità nel saldare i creditori o concentrarsi sulla ripresa economica del suo paese. In due parole o il debito o la rinascita.
Kirchner optò per una via di mezzo dicendo ai creditori dei titoli argentini che questi ultimi sarebbero stati rimborsati solo con un forte sconto sul loro valore.

I molti possessori di quei titoli a quel punto fecero la voce grossa e invocarono anche l’intervento del FMI. Nonostante ciò, Kirchner fu perentorio ribadendo che quella era l’unica possibilità rimasta ai creditori. Lui infatti per pagare i debiti non avrebbe tassato ulteriormente gli argentini che versavano in una povertà assoluta. Oltretutto invitò i creditori a visitare con i loro occhi i quartieri poveri del paese.

Di fronte a questa determinazione l’unica cosa di buon senso da fare fu cedere alle sue condizioni.
Oggi tutti sanno come è andata a finire. Molti istituti finanziari internazionali (tra cui anche italiani) prima della dichiarazione ufficiale di Kirchner sul default, si affrettarono a disfarsi di quei titoli che poco tempo prima avevano fruttato alti interessi. Questi furono “generosamente” collocati a tanti piccoli risparmiatori che si sono ritrovati poco dopo con un bel mucchio di carta da incorniciare.

Oggi comunque Kirchner riposa in pace e i fiori sulla sua tomba li portano gli argentini.

22 novembre 201

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