lunedì 12 aprile 2010

Poesia ed economia unite nel buon senso


Un uomo di grande talento del passato ha scritto che: “ il potere dell’uomo si manifesta nel poeta” perché, attraverso la poesia, è possibile scoprire il senso nascosto della visione del mondo.

Queste parole stimolano una riflessione su come discipline apparentemente distanti come la poesia e l’economia, siano invece molto vicine fra loro e come ideologie differenti, servano, a volte, semplicemente a dividere gli uomini inutilmente.

Ezra Pound fu un poeta di origine americana che morì a Venezia nel 1972. Durante la sua vita, prese apertamente posizione a favore del fascismo e lottò fino alla fine nel criticare aspramente il sistema economico poggiato sullo strapotere delle banche e sull’usura messa in atto sistematicamente da un sistema creato ad hoc. Una sua famosa citazione recita:

“Dire che uno Stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri”.

La sua battaglia contro il sistema dell’”usurocrazia”1 gli costò tuttavia 12 anni in manicomio, perché le sue tesi sul denaro creato dal nulla dal sistema erano considerate semplicemente frutto di una mente straordinariamente poetica ma del tutto “incompetente” in materia economica.

Contemporaneo di Pound fu anche il famosissimo economista John Maynard Keynes che nella sua ricerca di una soluzione all’uscita della grave depressione che caratterizzò gli anni ’30, postulò la soluzione per gli stati di spendere in deficit per sostenere una domanda che si ostinava a rimanere drammaticamente bassa.

Questo nuovo approccio all’economia aveva a cuore le migliaia di famiglie che stavano sprofondando nella povertà assoluta e attraverso la spesa pubblica si pensava di rilanciare gli investimenti, la produzione e i consumi.

Keynes riteneva una follia che, per pagare impiegati e operai, bisognasse scavare nelle miniere per trovare nuovo oro, coniarlo e farne delle monete. Se impiegati, ingegneri e operai erano già una risorsa esistente idonea a creare ricchezza, tanto valeva farli lavorare subito per crearla senza aspettare l’estrazione di nuovo metallo pregiato da qualche nuova miniera . 2

Ogni Stato dispone già di strutture tecniche, organizzative, risorse umane e materiali per funzionare per cui, l’unico problema è la risorsa monetaria necessaria a pagare questi uomini che lavorano.

Keynes risolse il problema dicendo che lo Stato poteva indebitarsi in quanto, la ricchezza che si sarebbe prodotta utilizzando la spesa pubblica, sarebbe stata sufficiente a pagare i propri debiti.
Questi debiti, è il caso di ricordarlo, sono debiti verso il sistema bancario. Ma se uno Stato ha già tutte le risorse per creare nuova ricchezza, forse l’intuizione di Keynes dell’inutilità di mettersi a cercare nuovo oro potrebbe valere anche per il ricorso all’indebitamento bancario visto che l’attività finanziata con la spesa pubblica si giustifica da sola con la produzione di ricchezza (per inciso le monete già dal 1971 con il venir meno degli accordi di Bretton Woods non hanno più nessuna relazione con il prezioso metallo).

La spesa pubblica non è un semplice costo ma serve a far crescere anche il PIL e quindi la ricchezza del paese.

Forse a questo punto qualcuno potrebbe obiettare che in un sistema differente dall’attuale ci sarebbe il rischio di una dilagante inflazione……ma questa è un’altra storia.

Anche Keynes come Pound condannava l’usura dicendo : “ Vedo quindi gli uomini liberi tornare ad alcuni dei principi più solidi e autentici della religione e delle virtù tradizionali: che l’avarizia è un vizio, l’esazione dell’usura una colpa, l’amore per il denaro spregevole, e che chi meno si affanna per il domani cammina veramente sul sentiero della virtù e della profonda saggezza. Rivaluteremo i fini sui mezzi e preferiremo il bene all’utile. Renderemo onore a chi saprà insegnarci a cogliere l’ora e il giorno con virtù, alla gente meravigliosa capace di trarre un piacere diretto dalle cose, i gigli del campo che non seminano e non filano. Ma attenzione! Il momento non è ancora giunto. Per almeno altri cento anni dovremo fingere con noi stessi e con tutti gli altri che il giusto è sbagliato e che lo sbagliato è giusto, perché quel che è sbagliato è utile e quel che è giusto no. Avarizia, usura, prudenza devono essere il nostro dio ancora per un poco, perché solo questi principi possono trarci dal cunicolo del bisogno economico alla luce del giorno. “ 3

Cosa hanno in comune un poeta con ideologie di destra e un economista che piace tanto alla sinistra.

Secondo me solo una cosa. Il buon senso!

25 febbraio 2010

Alberto Cacciatore
Pubblicato su: www.Galatina.it

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Bibliografia

1 Giano Accame, Ezra Pound economista, Settimo sigillo, Roma 1995
2 J.M Keynes, Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta. UTET, Torino 1971
3 J.M.Keynes , Esortazioni e Profezie, Il Saggiatore MI, 1968, pag. 282. La prima stesura del testo risale al 1930

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