martedì 4 ottobre 2011

IL DENARO: UNA RAZIONALE ILLUSIONE

Circa una decina di anni fa lo scrittore Jeremy Rifkin nel suo libro “L’era dell’accesso”, ipotizzava come la società dell’informazione del nuovo secolo, sarebbe stata quella, nella quale, l’uomo si sarebbe finalmente affrancato dalla “schiavitù” del lavoro ed avrebbe sperimentato così una maggiore diffusione della conoscenza, della democrazia e del benessere. Tuttavia lo stesso autore, non nascondeva anche le insidie che il potere dei “nuovi tiranni” avrebbe cercato di perpetrare ai danni dei popoli attraverso la gestione dell’accesso ad ogni attività e sulla possibilità, da parte degli stessi, di controllare la vita di ogni singolo individuo. Oggi quell’ipotesi, per certi versi, sembra si stia avverando. Siamo certamente una società più connessa e quindi più informata. Ma, proprio in conseguenza di ciò, avendo acquisito maggiore consapevolezza, stiamo sperimentando come l’esercizio della democrazia sia sempre più un tentativo illusorio di raggiungere l’orizzonte.

Per comprende meglio questo aspetto, basti pensare a come gli assetti costituzionali degli stati in generale, ci abbiano fatto assurgere allo status di cittadini, dimenticandosi però, di lasciarci quel diritto di base fondamentale per essere tali e cioè la sovranità monetaria.

Non si capisce infatti come mai, tutti dipendiamo per la nostra vita dal denaro ma, guarda caso, proprio su quello, non possiamo esercitare, da veri cittadini, nessun potere sovrano. Molto spesso si dimentica volutamente di dire che, a dare valore e fiducia al denaro, sono i popoli con il loro lavoro e non certo una stampante di qualche “autorevole” ufficio autorizzato per legge a crearlo e venderlo come se si trattasse di una risorsa scarsa.
Nella millenaria, e per certi versi affascinante, storia del denaro, tuttavia va detto che il potere di batter moneta non è mai stato una prerogativa del popolo, ma solo del sovrano. Oggi però la storia ci sta insegnando che quella geniale invenzione, volta a: facilitare gli scambi, a misurare il valore, ad essere mezzo di pagamento, diventando anche pura credenza di deposito di ricchezza, ci sta imponendo una vita sempre più disumana.

Il denaro non ha bisogno di alcuna copertura, non ha bisogno di alcuna risorsa esterna che gli dia valore, non ha costi elevati e né un limite di producibilità (oltretutto oggi si è persino smaterializzato per essere solo bit elettronico).

L’unico limite che gli si impone è quello di essere utilizzato in modo opportuno affinché possa tradursi in beni e servizi reali. Quando lo si distrae da questa funzione fondamentale, lo si tradisce a favore di un atto predatorio e di esproprio gratuito della ricchezza creata dal lavoro. Ecco perché denaro e sovranità monetaria giocano un ruolo cruciale nella produzione e nella distribuzione della ricchezza.

Di quanto il denaro fosse importante nel determinare il corso della storia lo aveva capito a suo tempo anche Karl Marx ma oggi, sembra quasi che ce lo siamo dimenticato infatti, nonostante lo rincorriamo sempre più freneticamente, non ci mettiamo mai a riflettere sulla sua vera natura. Ci vantiamo di essere una società razionale e scientifica ma poi crediamo ancora che il denaro incarni una qualche entità concreta.

Una piena e diffusa comprensione di cosa sia il denaro e di come esso viene creato, utilizzato e gestito, significherebbe per i popoli fare un salto di civiltà. Lavoratori autonomi, dipendenti, risparmiatori, contribuenti, etc, capirebbero che con il loro lavoro scambiano ricchezza con il nulla e quindi, con tutta probabilità forti di questa consapevolezza, potrebbero rivendicare una gestione più democratica e più giusta da parte delle istituzioni e/o organizzazioni private alle quali hanno “delegato” la gestione del denaro e quindi, della loro stessa sovranità monetaria.

Se il denaro è unione del presente con il futuro, una sua monopolistica e affaristica gestione privata non consente di sviluppare nessuna progettualità a favore delle nuove generazioni che, per questo, saranno sempre più identificate come cittadini del nulla. Il denaro è una delle invenzioni dell’uomo fra le più efficaci e come dice Niall Ferguson nella frase di chiusura del suo libro dal titolo “Ascesa e declino del denaro”: “Non è colpa dello specchio se riflette la bellezza e allo stesso tempo, tutti i difetti dell’uomo”.

Perseverare però nel gioco folle di creare denaro dal denaro in un avvitamento senza fine generando debito,usura e miseria, servirà solo a creare un mondo triste, grigio e fatiscente dove, anche tutti gli attuali John Law ,si sentirebbero, prima o poi, inevitabilmente a disagio.

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