martedì 26 ottobre 2010

L’ULTIMA SPIAGGIA: L’ABBANDONO DELLA MONETA EUROPEA

La deflagrazione della crisi finanziaria che ha colpito le economie occidentali si sta dimostrando sempre più seria e impetuosa. Nonostante le banche centrali abbiano quasi incessantemente operato interventi di quantitative easing (cioè la creazione di denaro per acquistare direttamente i titoli di stato) per aiutare i governi in difficoltà, purtroppo questa cascata di moneta fresca non ha generato apprezzabili cambiamenti nella massa monetaria.


Questo perché, il nuovo denaro, invece di essere messo in circolazione per ossigenare l’intero sistema, è andato a finire principalmente all’interno dei bilanci delle banche in difficoltà al fine di risanarli.

All’orizzonte a questo punto sembra affacciarsi una forte deflazione che potrebbe essere veramente molto pesante visto l’imperativo dettato dall’UE di ristrutturare i bilanci e tagliare la spesa pubblica degli Stati.

L’unico modo forse per venirne fuori da questo stallo economico, come ha fatto notare anche lo stesso Premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, è quello di immaginare un nuovo scenario che, per quanto sconcertante, può dare il via ad una effettiva ripresa.

Il nuovo scenario al quale allude Stiglitz è la fine del sistema monetario europeo così com’è oggi per essere ripensato senza la Germania la quale, tirandosi fuori dalla moneta unica, consentirebbe all’euro di svalutarsi e darebbe d’un colpo la possibilità agli altri paesi di tornare a crescere.

Il marcato squilibrio delle economie di molti di loro non consente infatti al momento di vedere soluzioni differenti da quelle ipotizzate dal premio Nobel. Purtroppo se non si dovessero attivare misure così drastiche, il perdurare di un alto valore dell’euro porterà prima o poi di sicuro qualche paese al collasso generale.

Certo per molti sembra quasi assurdo pensare di poter abbandonare la moneta unica così fortemente voluta e sostenuta con certezza per tanto tempo ma, in un quadro economico di recessione come quello che si va delineando, la riduzione della spesa pubblica e la pressione fiscale rischia di agire pesantemente sull’economia reale abbattendo fortemente i consumi.

Siamo in sostanza nella situazione “della trappola della liquidità” già ipotizzata negli anni ’30 dal famoso economista inglese John Maynard Keynes nella quale non è più possibile abbassare i tassi di interesse per svalutare la moneta e quindi l’ultima spiaggia per farlo con l’euro potrebbe essere quella di rinunciare alla Germania.

D’altra parte come è stato fatto notare in più occasioni dagli economisti, la moneta unica non rispecchia più in maniera coerente l’intera Europa. Per capirlo basta riflettere su come molte delle economie dei vari paesi dell’unione viaggiassero già da molto tempo a ritmi e a velocità differenti.

Questo ha provocato uno squilibrio strutturale che inevitabilmente oggi presenta il conto.

Se pensiamo ad esempio alla Germania che è il pezzo forte (in termini economici) dell’UE, vediamo che la stessa si appresta a chiudere l’anno, secondo una stima del FMI, con una crescita del +3,3%.

Si tratta del tasso di crescita più elevato dai tempi della sua riunificazione. Nel quadro macroeconomico generale è di certo un bel risultato. Mentre altri paesi come l’Irlanda e la Spagna, rischiano seriamente e ormai apertamente di precipitare nell’abisso.

Una svalutazione dell’euro per questi paesi è quindi l’unica possibilità che hanno per rilanciare in una chiave inflazionistica le loro economie e ricominciare a crescere.

Infatti, come è stato opportunamente fatto osservare, in questa ingarbugliata situazione economico-finanziaria forse per l’UE è meglio che si svaluti l’euro che far rimpiangere e magari far rispolverare vecchie monete nazionali.


Milano, 24/10/2010

Pubblicato su http://www.galatina.it/

4 commenti:

  1. SALVE ALBERTO, NON RITIENE CHE SGANCIARE LA GERMANIA DAL SISTEMA E PERMETTENDOGLI DI OPERARE CON RAPPORTI VALUTARI AUTONOMI LA PORTEREBBE IMMEDIATAMENTE A PERDERE IL SUO MERCATO PRINCIPALE (QUELLO EUROPERO APPUNTO)
    NEI CONFRONTI DEL QUALE NON SAREBBE PIU' COMPETITIVA?!?!? CI TROVEREMMO QUINDI CON UNA EUROPA MOLTO MENO "FORTE" NEL SUO COMPLESSO?!??!
    MI FAREBBE PIACERE CONOSCERE LA SUA OPINIONE IN MERITO.

    RispondiElimina
  2. Si, se dovesse accadere questo penso che la Germania non sarebbe molto contenta. Come probabilmente Lei sa già, l'euro non è altro che il vecchio marco con un nuovo vestito. I tedeschi si ritroverebbero a dover competere con i loro vicini di nuovo. Però gli altri paesi più deboli potrebbero concentrarsi sui loro plus competitivi e riprendere fiato. Il problema più grande a mio giudizio è quello di gestire al meglio la dinamica della globalizzazione. Premesso che servirebbe una riforma del sistema monetario internazionale, La globalizzazione potrebbe essere gestita più equamente senza il "Washington consensus".

    RispondiElimina
  3. QUALE POTREBBE ESSERE SECONDO LEI, LA SOLUZIONE ALLA DIPENDENZA EUROPEA CIRCA LE SUE SCELTE MONETARIE DAL "WASHINGTON CONSENSUS"?

    PER LA MIA ATTIVITA', ACQUISTO PRODOTTI DALLA CINA, E NATURALMENTE PAGO IN USD.
    COSTANTEMENTE PROPONGO AI MIEI FORNITORI DI FATTURARMI IN €. (MONETA INDISCUTIBILMENTE PIU' FORTE E STABILE ULTIMAMENTE).....NIENTE RIMANE SEMPRE PIU' APPREZZATO L'USD.....RIMANGONO FERMI SULLA LORO RICHIESTA DI DOLLARI.
    CHIARAMENTE PER LA MIA ATTIVITA' E' CERTO MOTIVO DI INCERTEZZA E INSTABILITA' DATO CHE VENDENDO POI I MIEI PRODOTTI IN EUROPA, I PREZZI DEVONO FREQUENTEMENTE ESSERE RIPOSIZIONATI.

    MI PIACEREBBE CONOSCERE IL SUO PENSIERO CIRCA QUESTA COSTANTE E PERSISTENTE DIPENDENZA MONDIALE DAL BIGLIETTO VERDE.

    RispondiElimina
  4. Per i suoi dubbi e perplessita Le consiglio una buona lettura che personalmente ho trovato interessante: "La globalizzazione che funziona" di Joseph Stiglitz ed. Einaudi.
    Cordialità

    RispondiElimina