La trasmissione Report di Rai tre del 30.05.2010, nello spazio dedicato alle Goodnews, ha trattato un argomento molto delicato in materia economica raccontando un’esperienza svizzera di alcuni imprenditori che, per riprendersi in mano il loro futuro e quello delle loro economie locali, hanno messo in piedi un sistema di moneta complementare sperimentando così una vecchia teoria di 80 anni fa dell’economista tedesco Silvio Gesell sulla moneta a tasso negativo.
Tale moneta complementare, parallelamente alla circolazione del franco svizzero, di cui convenzionalmente ne prende lo stesso valore, serve a recuperare potere d’acquisto e a rilanciare lavoro e benessere all’interno delle comunità che hanno deciso di adottarla. Da questo esperimento è nata così anche una nuova Banca (Wir Bank) che, attraverso un sistema di compensazione, facilita gli scambi fra gli imprenditori aderenti al circuito.
I realtà quello svizzero è uno dei tanti esempi di monete complementari adottate in molte parti del mondo già da diversi anni.
Infatti, una volta compresa la funzione vera della moneta è cioè quella di facilitare gli scambi fra i vari comparti dell’economia (agricoltura, industria e servizi) e assodato che essa può essere emessa dal nulla creando valore, (praticamente quando noi paghiamo con denaro, la nostra banconota o impulso elettronico, rappresenta la quantità di lavoro o energia spesa in precedenza per ottenerla) rimane da risolvere il problema di fondo di evitare che questo valore, sia creato ad esclusivo beneficio del sistema bancario.
Quest’ultimo infatti, utilizzandolo per erogare prestiti a interesse, si rende particolarmente adatto a destabilizzare l’intero sistema economico. Questo meccanismo perverso alla lunga si scolla completamente dall’economia reale (vedi la presente crisi economica) costringendo imprese e lavoratori a pesanti e lunghi sacrifici.
Le monete complementari, è bene chiarirlo, non hanno ovviamente nessun corso legale ma acquistano valore semplicemente all’interno della comunità che le adotta per i suoi traffici commerciali. Una sorta di “sconto che cammina”.
In questo modo molte comunità hanno salvaguardato il potere d’acquisto derivante dai loro redditi in euro potendo spendere moneta complementare su determinati beni e/o servizi prodotti localmente.
Numerosi sindaci, comprendendo l’utilità di questo sistema e sfidando coraggiosamente lo scetticismo iniziale di molte persone, da tempo sperimentano con successo anche in Italia soluzioni monetarie complementari a tutto vantaggio delle comunità che amministrano.
Ma molti altri esempi di questo genere si possono trovare anche in America del Nord, in Argentina, in Brasile, in Africa, in Venezuela, in Danimarca, in Germania, in Francia, in Austria e in Gran Bretagna.
Certamente nell’attuale sistema macroeconomico le monete complementari non sono la panacea al collasso generale, tuttavia esse consentono di limitare i danni derivanti dall’inflazione e fungere da valido “ammortizzatore sociale”.
In effetti come hanno già notato diversi e attenti studiosi di problematiche economiche e sociali, oggi l’economia globale si trova ad un punto tale di indebitamento esponenziale che i rimedi a questa grande piaga forse sono solo quelli da sempre noti nella storia dell’uomo e cioè:
- un anno sabbatico che come nella tradizione ebraica condoni i debiti e liberi le attività umane da queste catene,
- una guerra che cancelli l’attuale ciclo economico per poterlo riavviare ex-novo subito dopo,
- una profonda e drammatica crisi economica che riporti il sistema in una situazione di tollerabilità.
Personalmente sono scettico sulla prima soluzione, spero vivamente per il bene dell’umanità che non si verifichi mai più la seconda e mi auguro semplicemente che con il tempo l’uomo possa prendere consapevolezza di questo immenso problema e possa ripartire con un nuovo e possibile modello economico che oltre a rilanciare sviluppo e benessere sia anche l’inizio di una rinnovata dimensione umana.
Pubblicato su: http://www.galatina.it/
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